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“L’ansia è lo spazio tra ‘adesso’ e ‘poi’.” (Richard Abell)

Definiamo per prima cosa l’ansia. L’ansia è un’emozione. Tutti gli atleti la conoscono molto bene, a qualsiasi livello e in qualsiasi competizione. Si manifesta come tensione, prima di una gara; come timore, di non riuscire a vincere o ottenere il risultato desiderato, di essere giudicati, di deludere l’allenatore o i genitori; come paura di non essere all’altezza delle aspettative.

Tu dirai, allora l’ansia è negativa. Non è proprio corretto. Infatti l’ansia può essere sia negativa che positiva. In termini scientifici, viene definita funzionale o disfunzionale. E’ funzionale quando ci troviamo di fronte a una situazione valutata come “pericolosa”. Infatti è lo stato “ansiogeno” che ci consente di prepararci ad affrontare la minaccia attraverso le due più comuni risposte, l’attacco o la fuga. L’ansia, quindi, stimolandoci ad agire, si dimostra una nostra alleata.

L’ansia diventa invece disfunzionale quando si devono affrontare situazioni vissute solo nella propria mente come pericolose, trasformandosi così in ostacolo. Un atleta può essere in forma, ma se il suo inconscio gli dice il contrario, la performance ne risentirà. La paura, le insicurezze e i dubbi, affaticano mentalmente e fisicamente l’atleta. Fisicamente i muscoli si irrigidiranno, il respiro si farà corto e il cuore aumenterà i suoi battiti.

Attenzione però, l’ansia non è una malattia.

Allora come è possibile superarla?

In generale è sempre utile non far diventare una competizione “troppo grande” da non saper più come gestirla emotivamente. Questo significa focalizzarsi sulla performance e non sul risultato. Inoltre, l’atleta dovrebbe concentrarsi sullo spazio fisico dove la prestazione avviene e non sull’ambiente in generale.
Facendo un esempio sullo sport che alleno, il nuoto, direi al mio atleta di focalizzarsi sulla sua corsia e non pensare al resto della piscina, come gli avversari o il pubblico etc. Infine sarebbe opportuno avere una maggiore consapevolezza di sè stessi e dei propri processi mentali inconsci, come il dialogo interno e le immagini mentali.

In quest’ottica la visualizzazione è una pratica molto importante. Evocare un’ottima o la migliore prestazione passata, più e più volte, fino a che non si trova il perfetto allineamento interno con quell’evento. Inoltre sarebbe opportuno rimanere “in the zone”. Ovvero, esercitarsi ad entrare “in the zone” ancorando l’ingresso ad un “interruttore”, una parola detta all’allenatore, un gesto fatto prima della partenza della gara. In questo modo, si potrà accedere allo stato desiderato in ogni momento, semplicemente attivando “l’interruttore”.

Ricorda, un’atleta che ha una mente calma e focalizzata, ha con sé la chiave per performare a livelli ottimali.
La tecnica della “visualizzazione del momento” è fondamentale per preparare il corpo e la mente a svolgere la prestazione al top.

Se vuoi impararla, non esitare a scriverci e saremo felici di integrare questa pratica al tuo programma di allenamento.

Luca Borreca

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